Secondo le analisi dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, che da oltre due anni monitora il fenomeno dei suicidi legati alla crisi economica, continua a salire vertiginosamente il numero di suicidi per crisi economica. Sono infatti già 51 le vittime registrate nel 1° trimestre del 2014. Secondo il direttore dell’Osservatorio, il prof. Nicola Ferrigni, si tratta di «un vortice pericoloso che conduce al collasso, un processo inarrestabile che continua ad affossare il nostro Paese».
Di seguito i principali servizi giornalistici dedicati all’aggiornamento dei dati dell’Osservatorio, pubblicati e diffusi da quotidiani cartacei e online (la Repubblica) e siti web (L’Indipendenza, Prima Pagina News, Today).
Continua a salire vertiginosamente il numero di suicidi per crisi economica. Sono già 51, nei soli primi 90 giorni dell’anno, le persone che si son tolte la vita. Secondo le analisi dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” dell’Università degli Studi Link Campus University, che da oltre due anni monitora il fenomeno dei suicidi legati alla crisi economica, a febbraio del 2014 si registra il maggior numero di suicidi riconducibili a motivazioni economiche con 20 casi, seguito da marzo con 16 e gennaio infine con 15.
Nei primi tre mesi del 2014 il triste primato passa alla Lombardia, in cui si registrano 8 casi, e alla Campania, che conta invece 7 vittime. Oltre la metà sono imprenditori: il 55% dei suicidi registrati nel primo trimestre del 2014 infatti, ha coinvolto titolari e proprietari di aziende dislocate soprattutto nelle regioni settentrionali. Sono 16 infatti gli imprenditori che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita, rispetto agli 8 registrati al Sud. Nel Meridione e nelle Isole invece prevalgono i suicidi da parte di disoccupati, pensionati o di lavoratori stretti nella morsa della crisi economica e dei debiti. Una escalation iniziata nell’ultimo trimestre del 2013 quando, a fronte dei complessivi 149 casi registrati nell’intero anno (in notevole aumento rispetto agli 89 casi del 2012), le vittime di suicidio sono state 46. Salgono così complessivamente a 289 i suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dall’inizio del 2012 a marzo del 2014.
A questi tragici numeri si aggiungono anche i casi di tentato suicidio. «Non dimentichiamoci infatti – dichiara Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio – che la triste lista di suicidi avrebbe potuto ulteriormente allungarsi; cresce infatti anche il numero di quegli uomini disperati che hanno provato a porre fine alla propria vita a causa delle difficoltà economiche, salvandosi, fortunatamente, dal tragico gesto».
Sono 25 nei primi tre mesi del 2014 i tentati suicidi, in netta crescita rispetto agli 11 del primo trimestre del 2013. Ma i segnali della disperazione sociale giungono forti anche da coloro i quali pur non avendo tentato il suicidio, hanno minacciato di farlo: 13 infatti sono le persone, per lo più disoccupate, che in preda alla disperazione, hanno fatto temere per la loro vita.
«Insomma – conclude Ferrigni – non ci resta che constatare una triste realtà in cui quasi ogni giorno, nel nostro Paese, la crisi condanna a morte una persona. Dobbiamo inoltre riflettere su tutte le conseguenze che un suicidio porta con sé: dalla tragedia familiare e, nel caso degli imprenditori, alla chiusura dell’azienda con tutto ciò che essa comporta. Un vortice pericoloso che conduce al collasso, un processo inarrestabile che continua ad affossare il nostro Paese».
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto dal prof. Nicola Ferrigni, nell’anno 2013 sono state complessivamente 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. Sale quindi a 238 il numero complessivo dei suicidi per motivi legati alla crisi economica registrati in Italia nel biennio 2012-2013.
Di seguito i principali servizi giornalistici dedicati allo studio, pubblicati e diffusi da quotidiani cartacei e online («la Repubblica», «Il Fatto Quotidiano», «Il Mattino», «Il Messaggero», ecc.), periodici («Qualità»), agenzie stampa (Adn Kronos, Ansa, TMNews, ecc.), stampa internazionale (El Espectador, El Tiempo, Press Tv, ecc.), televisioni (Tg2 – Punto di vista), siti web (Today, Lettera 43, Il Mondo, ecc.).
Nell’anno 2013 sono state complessivamente 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. Sale quindi a 238 il numero complessivo dei casi registrati in Italia nel biennio 2012-2013. Sono questi gli ultimi dati resi noti dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” dell'Università degli Studi Link Campus University, che da oltre due anni studia il fenomeno e che adesso pubblica i dati complessivi di un’attività di monitoraggio avviata nel 2012.
«Dietro al tragico gesto – dichiara il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio – vi è un sistema Paese che fatica a trovare soluzioni a problemi ormai divenuti insormontabili: perdita del lavoro, impossibilità di pagare l’affitto o la rata del mutuo, debiti accumulati, stipendi non percepiti, tasse, bollette da pagare. Con il solo stipendio, quando questo arriva, si riesce a stento a far fronte alle spese ordinarie come quelle per affitto e utenze domestiche». «D’altra parte – prosegue Ferrigni – le analisi delle ultime ore dell’Istat continuano a lanciare segnali preoccupanti: l’Istituto Nazionale di Statistica rileva infatti che il reddito delle famiglie italiane in valori correnti diminuisce in tutte le regioni italiane».
Il 40% dei suicidi registrati nel 2013 è avvenuto nell’ultimo quadrimestre. Dopo i mesi estivi, il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati, nel mese di ottobre che conta 16 vittime, novembre con 12 casi e nell’ultimo mese dell’anno in cui le vittime sono state ben 18. Nell’ultimo quadrimestre del 2013 quindi i suicidi riconducibili a motivazioni economiche rappresentano circa il 40% del totale registrato nell’intero anno.
Un suicida su due è imprenditore, ma in un anno è raddoppiato il numero dei disoccupati suicidi. Triplicato anche quello degli “occupati”. Circa un suicida su due (45,6%) è imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, rispetto al 2012, raddoppia il numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58, infatti, i suicidi tra i senza lavoro, numero che risulta più che raddoppiato rispetto al 2012 quando gli episodi registrati sono stati 28. Così come sono quasi triplicati, rispetto al 2012, coloro i quali, seppur in possesso di una occupazione, si son tolti la vita perché stretti nella morsa dei debiti a causa molto spesso di stipendi non percepiti: 7 i casi registrati nel 2012, 19 nel 2013. «Con molta probabilità, questo aumento significativo del numero dei suicidi anche tra chi possiede un lavoro, è indice – commenta il direttore dell’Osservatorio – di un Paese che non solo non riesce a dare soluzioni, ma che spegne qualsiasi speranza per il futuro».
Il fenomeno non conosce più differenze geografiche: al Sud come al Nord. Rispetto al 2012, quando il numero più elevato dei suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del Nord-Est (27 casi con un’incidenza percentuale pari al 30,3%) – area geografica a maggior rischio di suicidio tra gli imprenditori a causa della maggiore densità industriale – l’analisi complessiva dell’anno 2013 sottolinea come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche. Persino nel Mezzogiorno, dove il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, vi è stato un allarmante aumento del numero dei suicidi: 13 i casi complessivi dell’anno 2012 a fronte dei 29 del 2013. Nel 2013 il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche si è registrato nel Nord-Ovest, che vede triplicato il numero delle vittime che passa da 12 dell’anno 2012 a 35 nel 2013. A seguire le regioni centrali con 33 casi (22,1%) a fronte dei 23 del 2012 (25,8%) e il Nord-Est con 32 (21,5%), dato quest’ultimo in linea con quanto registrato nel 2012 quando gli episodi sono stati 27. Sono invece 19 i casi di suicidio registrati nelle Isole (14 nel 2012).
La crisi interessa strati sempre più ampi della popolazione. Nel 2013, così come nel 2012, la crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, rappresentano la motivazione principale del tragico gesto è all’origine dei 108 suicidi (72,5%) nel 2013, a fronte dei 44 del 2012. La perdita del posto di lavoro continua a rappresentare la seconda causa di suicidio: 26 gli episodi registrati, in lieve aumento rispetto al 2012 quando i casi sono stati 25. A incidere inoltre sul tragico epilogo, i debiti verso l’erario: 13 le persone che nel 2013 si son tolte la vita a causa dell’impossibilità di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato. «Tali dati – sottolinea Nicola Ferrigni – indicano come gli effetti della crisi economica interessino strati sempre più ampi della popolazione e quindi non più solo riconducibili alle difficoltà economiche degli imprenditori o di chi perde il posto di lavoro».
E i tentati suicidi? Quasi raddoppiato il numero rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 86 le persone che nel 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 72 uomini e 14 donne, contro i 48 casi complessivi registrati nel 2012.
Picco ad ottobre: 20 i tentati rispetto agli 86 complessivamente registrati nel 2013. Oltre la metà nell’ultimo trimestre. Se nel 2012 il numero più elevato dei tentativi di suicidio si è registrato nel mese di dicembre (10 casi), nel 2013 è invece ottobre il mese che conta il numero più alto di persone, 20 nello specifico, che hanno tentato di porre fine alla propria vita per ragioni economiche. A seguire il mese di dicembre in cui gli episodi sono stati 15 e novembre in cui i casi sono stati invece 12.
Ancora una volta grido di allarme nelle regioni del Sud e nelle Isole. Anche tra i tentativi di suicidio, a destare allarme è l’incremento registrato nelle regioni meridionali: si passa infatti dai 5 casi del 2012 a ben 25 tragici tentativi di porre fine alla propria vita rilevati nel 2013. Anche nelle regioni insulari una simile considerazione: 15 casi rispetto ai 6 registrati nel 2012. L’aumento si registra anche nelle regioni del Centro Italia in cui nel 2013 si sono verificati ben 22 casi a fronte dei 13 rilevati nel 2012. A livello regionale il numero più elevato di tentativi di suicidio nel 2013 si ha nel Lazio (12). Seguono Sicilia (11), Campania ed Emilia Romagna (10), Lombardia (7), Abruzzo e Toscana (6).
SOS, cercasi lavoro: 50 i disoccupati che nel 2013 hanno tentato di togliersi la vita. Erano 20 nel 2012. Nel 2013 il numero più elevato dei tentati suicidi si registra ancora una volta tra coloro ai quali la crisi economica ha portato via il lavoro ma anche la speranza di proseguire o ricostruire altrove il proprio percorso professionale. Sono infatti 50 i tentativi di suicidio tra i disoccupati a fronte dei 20 registrati nel 2012. Seguono gli imprenditori con 16 casi (numero che peraltro resta invariato rispetto a quello del 2012) e i lavoratori dipendenti con 11 (contro i 6 dell’anno prima).
Da gennaio a ottobre del 2013 sale a 119 il numero delle persone che si sono tolte la vita perché schiacciate dal peso della crisi e delle difficoltà economiche. A rivelarlo l’aggiornamento periodico diffuso dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto dal prof. Nicola Ferrigni, che monitora il fenomeno dei suicidi legati a ragioni di natura economica e che dal 2012 conta già complessivamente 208 vittime.
Di seguito i principali servizi giornalistici sullo studio, pubblicati e diffusi da televisioni (Rai 2, Class Tv), stampa online e siti web («Il Mattino di Padova», «L’espresso», «Libero Quotidiano», Blitz Quotidiano, ecc.).
Nuovo allarme suicidi per crisi economica. Dall’inizio dell’anno si contano già 119 casi. A settembre e a ottobre preoccupante escalation. A sostenerlo i risultati dello studio condotto dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” dell’Università Link Campus University. Il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati, e nel mese di ottobre che conta addirittura 16 vittime.
«E per novembre – dichiara il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio – l’allarme resta ancora molto alto. Salgono complessivamente a 208 i suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dall’inizio del 2012 ad oggi. Non è possibile che vi siano cittadini e imprenditori che sempre più spesso trasformano una richiesta di aiuto in soluzioni estreme, come il suicidio, perché oppressi da debiti o perché oramai privati della speranza di trovare un’occupazione».
Un suicida su due è imprenditore. Il numero più elevato dei suicidi si registra ancora una volta tra gli imprenditori: 54 nei primi dieci mesi, il 45,4% del totale dei suicidi per motivi economici registrati in Italia dall’inizio dell’anno. «Una situazione di indebitamento o di fallimento dell’azienda, i debiti verso l’erario ma anche la negazione di finanziamenti da parte degli istituti di credito – prosegue il direttore dell’Osservatorio – hanno infatti condotto a una situazione di disperazione soprattutto gli imprenditori. Si tratta di uno scenario davvero allarmante che rappresenta le drammatiche difficoltà legate alla crisi economica in cui versa il nostro Paese, e che richiede un intervento immediato da parte delle Istituzioni».
Cresce significativamente il numero dei disoccupati suicidi. Nei primi dieci mesi del 2013 sono cresciuti inoltre i casi di suicidio tra i disoccupati: si pensi che sono già 46 i suicidi tra i senza lavoro contro i 28 registrati nell’intero 2012.
La maglia nera ancora al Nord-Est con il Veneto in testa, aumento significativo nel Nord-Ovest. Anche al Sud storica inversione di tendenza: in netto aumento il numero dei suicidi per motivi economici. Il Nord-Est si conferma l’area geografica con il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche: se nel 2012 le regioni dell’Italia Nord orientale fanno registrare 27 casi contro i 23 dell’Italia centrale, nei primi dieci mesi del 2013 le persone che hanno deciso di porre fine alla propria vita sono state 28 nel Nord-Est, a fronte dei 26 casi registrati al Centro. Cresce sensibilmente però il numero dei suicidi nell’area Nord-Ovest del Paese: sono infatti 25 gli episodi contro i 12 dell’intero 2012. «Anche al Sud – continua Nicola Ferrigni – la situazione è decisamente preoccupante. Se si considera infatti che nel Mezzogiorno il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, il dato sull’incremento dei suicidi per ragioni economiche nelle regioni meridionali rispetto a solo un anno fa delinea scenari allarmistici. I suicidi, infatti, risultano raddoppiati passando dai 13 casi dell’intero 2012 a ben 25 tragici episodi nei primi dieci mesi dell’anno 2013». Sono 15 i casi di suicidio registrati nelle Isole. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, rileva il primato del Veneto con 18 suicidi nei primi dieci mesi dell’anno. A seguire la Campania con 12 casi, Piemonte e Lazio con 11, Sicilia con 10, l’Emilia Romagna con 8, Toscana, Lombardia, Liguria e Puglia con 7.
L’età degli autori del tragico gesto: le fasce medie le più vulnerabili. Le classi di età 45-54 anni e 55-64 anni risultano le più esposte, con 38 i casi di suicidio per ciascuna delle due fasce d’età. A seguire, il numero più elevato di suicidi si rileva tra i 35-44enni con 28 episodi. «I dati – dichiara Ferrigni – sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie soprattutto imprenditori e artigiani maggiormente esposti alle difficoltà e all’attuale andamento negativo del mercato. Non dimentichiamo che in questa fascia ritroviamo anche gli “esodati”, disoccupati over50 senza pensione».
Modalità prevalenti: impiccagione per i suicidi. L’analisi dei dati relativi ai primi dieci mesi del 2013 ha evidenziato come tra le modalità scelte dai suicidi prevalga l’impiccagione: sono 50 infatti gli episodi segnalati. Sono 16 invece i casi registrati tra coloro che hanno utilizzato un’arma da fuoco e 11 tra quanti sono precipitati nel vuoto. Tra le altre modalità utilizzate, la combustione e l’investimento ferroviario, l’affogamento, l’accoltellamento e l’incidente d’auto, l’avvelenamento, l’intossicazione da gas inerte, il taglio delle vene e il soffocamento.
Le motivazioni del tragico gesto. La crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, la motivazione principale del tragico gesto e all’origine del 66,4% dei suicidi nei primi dieci mesi del 2013. Nello specifico si tratta di 79 episodi di suicidio riconducibili a tale motivazione. La perdita del posto di lavoro rappresenta la seconda causa di suicidio: 26 i casi registrati da gennaio ad ottobre di quest’anno. Numerosi inoltre coloro i quali si tolgono la vita perché non riescono a saldare i debiti verso l’erario (12 i casi registrati), mentre sono 2 i casi rilevati tra chi aveva difficoltà a riscuotere i crediti dovuti.
Tentati suicidi: in aumento rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 59 le persone che dall’inizio del 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 48 uomini e 11 donne, contro i 48 casi registrati nell’intero 2012. Complessivamente dall’inizio del 2012 sale quindi a 107 il numero dei tentativi di suicidio registrati in Italia per motivazioni economiche.
Dal 2012 al primo semestre del 2013 salgono a 165 i suicidi per motivazioni economiche: è questo il dato diffuso dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, che dal 2012 monitora il fenomeno e che pubblica l’aggiornamento ai primi sei mesi del 2013. «I recenti casi di cronacae gli ultimi drammatici dati sulla disoccupazione– dichiara il direttore dell’Osservatorio, il prof. Nicola Ferrigni–presentano un quadro sconfortante, e i suicidi per crisi economica continuano a essere un fenomeno seriamente preoccupante per il nostro Paese».
Di seguito i principali servizi giornalistici dell’Osservatorio, pubblicati e diffusi da quotidiani cartacei e online («Il Sole 24 Ore», «Il Giornale d’Italia», «La Stampa», ecc.), televisione (Supernova) e siti web (Wall Street Italia, Today, ecc.).
NEI PRIMI 6 MESI DELL’ANNO 76 I SUICIDI, PICCO AD APRILE
Continua l’analisi dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” dell’Università degli Studi Link Campus University, sul tragico fenomeno dei suicidi legati a difficoltà economiche. Dal 2012 a oggi salgono quindi a 165 i casi.
«Nei primi sei mesi dell’anno sono 76, dunque 165 dal 2012 ad oggi, le persone – dichiara il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio – che hanno deciso di rinunciare alla propria vita perché schiacciati dal peso delle difficoltà economiche o dall’incapacità di guardare a un futuro senza lavoro. Un terzo dei suicidi si è verificato nel mese di aprile con 24 casi. Nei mesi successivi – prosegue Ferrigni – probabilmente a causa dell’ennesima dose di fiducia degli italiani nei confronti del nuovo Governo e delle politiche economiche per il rilancio del Paese, il numero dei suicidi ha conosciuto una diminuzione. Purtroppo i recenti casi di cronaca e gli ultimi drammatici dati sulla disoccupazione presentano un quadro sconfortante, e i suicidi per crisi economica continuano a essere un fenomeno seriamente preoccupante per il nostro Paese».
Disoccupazione “killer”: cresce significativamente il numero dei disoccupati suicidi. «Nel primo semestre del 2013 – sostiene il prof. Ferrigni – sono cresciuti notevolmente i casi di suicidio tra i disoccupati: si pensi che sono già 29 i suicidi tra i senza lavoro nei primi sei mesi del 2013 contro i 18 registrati nello stesso periodo lo scorso anno e i complessivi 28 casi dell’intero 2012. Si tratta di un quadro preoccupante – continua il direttore dell’Osservatorio – che rappresenta le drammatiche difficoltà legate alla crisi economica in cui versa il Paese. Debiti, fallimenti, licenziamenti, paura per il futuro, rassegnazione, hanno già portato al gesto estremo decine e decine di imprenditori e oggi fanno vittime in maniera sempre più evidente anche tra i disoccupati».
Nel complesso il numero dei suicidi tra gli imprenditori resta il più alto: 34 nei primi sei mesi dell’anno, 83 dall’inizio del 2012 ad oggi i titolari d’azienda che, maggiormente esposti all’andamento negativo del mercato e dell’economia, hanno scelto di rinunciare alla propria vita ritenendo insormontabili le difficoltà e le problematiche legate alla crisi.
Si abbassa l’età media delle vittime di suicidio: nel 1° semestre un suicida su quattro ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Se nel 1° semestre del 2012 le vittime di suicidio con età compresa tra 35 e 44 anni rappresentavano il 9,4% dei suicidi, nel semestre appena concluso la percentuale è salita addirittura al 23,7%. Sono infatti 18 i casi registrati nel primo semestre del 2013 contro i 6 dei primi sei mesi dello scorso anno. In altre parole, il numero delle “giovani” vittime di suicidio per crisi economica è triplicato nell’arco di un solo anno. L’incidenza più alta dei suicidi permane, ciononostante, tra i 45-54enni e i 55-64enni (31,6%).
La maglia nera al Nord-Est con il Veneto in testa, aumento significativo nel Nord-Ovest. Nel 1° semestre del 2013 il numero più alto di suicidi si registra ancora una volta nel Nord-Est con 21 casi a fronte dei 17 registrati nel primo semestre dello scorso anno. Cresce sensibilmente invece il numero dei suicidi nell’area Nord-Ovest del Paese: sono infatti 17 gli episodi contro i 7 del primo semestre del 2012. Sono 17 i casi registrati anche al Centro; a seguire il Sud con 12 e le Isole con 9.
Stabile rispetto ai primi tre mesi dell’anno il numero dei tentati suicidi. Preoccupante e significativo, ma allo stesso tempo stabile rispetto al 1° trimestre, il numero dei tentati suicidi: sono infatti 11 le persone che nel secondo trimestre del 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni economiche. Complessivamente 22 i casi nei primi sei mesi del 2013.
Tentati suicidi: primo vero campanello d’allarme al Sud. Il dato relativo ai tentati suicidi descrive uno scenario minaccioso. «Se si considera infatti– continua Nicola Ferrigni – che al Sud il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato più basso rispetto alla media nazionale, desta preoccupazione il fatto che, rispetto a solo un anno fa, i tentati suicidi nelle regioni meridionali siano passati da un solo caso a ben 8 tragici tentativi di porre fine alla propria vita».
Anche nelle regioni insulari una simile considerazione: 4 casi rispetto al caso singolo registrato nel 1° semestre del 2012. L’aumento si registra anche nelle regioni del Centro Italia in cui da gennaio a giugno 2013 si sono verificati ben 5 casi.
«I dati indicano quindi– conclude il direttore Ferrigni – una storica e significativa inversione di tendenza della mortalità per suicidio nelle regioni meridionali, sottolineando ancora una volta la tragedia umana che si sta consumando nel nostro Paese e a cui necessario prestare la massima attenzione affinché anche quei tentativi di porre fine alla propria vita non si trasformino in drammatici epiloghi».
Secondo i dati dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” che pubblica l’aggiornamento trimestrale del 2013, nei primi tre mesi dell’anno sono 32i suicidi, circa il 40% in più rispetto al 1° trimestre del 2012. Secondo il direttore dell’Osservatorio Nicola Ferrignii dati «delineano uno scenario davvero allarmante e i casi di cronaca delle ultimissime ore non lasciano ben sperare per il prossimo futuro, pervaso da un senso di incertezza e di instabilità lavorativa ed economica».
Di seguito i principali servizi, pubblicati e diffusi da quotidiani cartacei e online («Il Manifesto», «Il Mattino», ecc.), stampa internazionale (Al Jazeera, Opera Mundi, ecc.), televisione (Gold Tv), e siti web (Rai News 24, L’indipendenza, ecc.).
DALL’INIZIO DELL’ANNO OGNI 3 GIORNI UN SUICIDIO PER MOTIVI ECONOMICI
Continua l’analisi dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” dell’Università degli Studi Link Campus University, sul tragico fenomeno dei suicidi legati alla crisi economica. Lo studio riprende il lavoro di ricerca avviato nel 2012, anno in cui 89 persone si sono tolte la vita perché oppresse dalla insostenibile situazione economica. L’Osservatorio diffonde i nuovi dati: nei primi tre mesi del 2013 sono state 32 le persone che sull’orlo del fallimento e schiacciate dai debiti hanno deciso di togliersi la vita.
«I dati relativi al 1° trimestre del 2013 – dichiara il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio – delineano uno scenario davvero allarmante e i casi di cronaca delle ultimissime ore non lasciano ben sperare per il prossimo futuro, pervaso da un senso di incertezza e di instabilità lavorativa ed economica. Basti pensare che rispetto al 1° trimestre dello scorso anno i casi di suicidi per motivi economici sono aumentati di circa il 40%. Solo a marzo – continua Ferrigni – si sono registrati 16 casi, una media di uno ogni 2 giorni. Quello che da un punto di vista sociale desta preoccupazione è che il fenomeno è sempre più legato alla disoccupazione e alla stretta creditizia in cui versano famiglie e imprenditori».
Solo a marzo un suicidio ogni 2 giorni. Se nel 1° trimestre del 2012 il maggior numero di suicidi si registrava nel mese di gennaio, in cui si contano 12 persone che hanno deciso di togliersi la vita per problemi economici, nei primi tre mesi del 2013 è invece marzo il mese che registra il numero più elevato con ben 16 casi di suicidio, contro i 13 registrati a febbraio e i 3 del mese di gennaio.
Si abbassa l’età media delle vittime di suicidio.«Un dato davvero allarmante – dichiara il prof. Ferrigni – quello relativo all’età media delle vittime di suicidio che continua ad abbassarsi rispetto allo scorso anno». La fascia d’età maggiormente interessata resta quella che va dai 45 ai 54 anni con un’incidenza del 34,4% nel 1° trimestre del 2013; a seguire, la fascia 35-44 anni (31,2%). Tale dato si differenzia da quanto registrato nei primi tre mesi del 2012, quando il numero più elevato di suicidi si registrava, dopo i 45-54enni, nella fascia d’età compresa tra i 55 e i 64 anni.
Modalità prevalente: impiccagione. L’analisi dei dati relativi al 1° trimestre del 2013 ha evidenziato come tra le modalità scelte dai suicidi prevalga l’impiccagione: sono 13 infatti gli episodi segnalati. Sono 4 invece i casi registrati tra coloro che hanno utilizzato un’arma da fuoco e tra quanti sono precipitati nel vuoto. Infine, sono 2 i casi in cui il suicida ha deciso di gettarsi sotto un treno.
Gli imprenditori tra stretta creditizia e protesti: 14 i casi dall’inizio dell’anno. Il 1° trimestre del 2012 ha visto molti imprenditori che, sommersi dai debiti ed esasperati per l’andamento negativo dell’economia della propria azienda, hanno deciso di togliersi la vita. Nei primi tre mesi dell’anno già 14 i casi registrati.
Tra i disoccupati triplicato il numero dei suicidi. Allarmante inoltre il dato relativo ai disoccupati che decidono di togliersi la vita perché stretti nella morsa della crisi. Il numero infatti è quasi triplicato: 6 i casi del 1° trimestre del 2012 a fronte dei 16 dei primi tre mesi dell’anno in corso.
Le motivazioni del tragico gesto. Nel 2013 le gravi difficoltà economiche e finanziarie insieme alla perdita del posto di lavoro appaiono le motivazioni prevalenti tra quanti hanno deciso di togliersi la vita; sono 15 infatti i casi di suicidio tra quanti non hanno saputo fronteggiare la precaria situazione economica personale, della famiglia, della propria azienda o attività commerciale. Lo stesso numero di casi (15) si registra tra coloro che hanno perso il proprio lavoro, in netto aumento rispetto allo scorso anno, quando si sono registrati 6 casi di suicidio per perdita del posto di lavoro.
Permane il triste primato nel Nord-Est con il Veneto in testa. L’area geografica maggiormente colpita dal fenomeno è ancora il Nord con 29 suicidi, contro gli 11 del primo trimestre dello scorso anno. Di questi 12 si registrano nel solo Nord-Est nel primo trimestre del 2013. In questa triste classifica seguono il Nord-Ovest con 7 episodi di suicidio, il Sud con 6, il Centro con 5 e le Isole con 2. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, mette in evidenza il triste primato del Veneto con 8 suicidi nei primi tre mesi del 2013.
In aumento anche i tentati suicidi, al Sud il numero più alto. Sono invece 11 i tentati suicidi registrati tra i mesi di gennaio e marzo del 2013. Sempre nel mese di marzo (8) il numero più elevato. Se nel 1° trimestre del 2012 il Nord-Est contava anche il maggior numero dei tentativi di suicidio, nel 2013 il numero più elevato si registra al Sud. Sono 4 infatti le persone che hanno cercato di togliersi la vita contro i 2 episodi registrati nel Nord-Est, al Centro e nelle Isole e un unico caso nel Nord-Ovest.