L’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” pubblica i dati relativi all’andamento del fenomeno dei suicidi per motivazioni economiche dei giorni del lockdown forzato conseguente all’emergenza Coronavirus.
Di seguito i principali servizi giornalistici dedicati ai dati dell’Osservatorio, diffusi e pubblicati da quotidiani cartacei e online, agenzie stampa e siti web.
25 CASI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN. IL CORONAVIRUS MIETE VITTIME TRA GLI IMPRENDITORI
(Roma, 09 maggio 2020). Di pochissimi giorni fa la notizia dell’imprenditore Antonio Nogara, di Napoli, morto suicida attanagliato dalle preoccupazioni e dalle difficoltà di una crisi che in questi mesi di “stop” non aveva certo risparmiato la sua impresa, i dipendenti e le sue responsabilità come titolare d’azienda. Quella dell’imprenditore napoletano, però, è solo una delle tante storie dal tragico epilogo di queste ultime settimane, in cui imprenditori, disoccupati, dipendenti hanno dovuto fare i conti con gli effetti devastanti e non preventivati del blocco totale delle attività e della produzione dovuto all’emergenza Coronavirus.
L’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University – Osservatorio permanente sul fenomeno delle morti legate alla crisi e alle difficoltà economiche avviato nel 2012 – pubblica oggi i dati aggiornati lanciando un severo allarme per il dramma che si sta consumando nel nostro Paese.
«Quella che osserviamo – dichiara Nicola Ferrigni, professore associato di Sociologia generale e direttore dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” – è una tragedia nella tragedia in cui alle già tante vittime del Coronavirus occorre sommare i tanti, troppi suicidi legati agli effetti economici dell’emergenza sanitaria. I dati – prosegue il sociologo Ferrigni – sono impietosi: dall’inizio dell’anno sono già 42 i suicidi, di cui 25 quelli registrati durante le settimane del lockdown forzato; 16 nel solo mese di aprile. Questa “impennata” risulta ancor più preoccupante se confrontiamo il dato 2020 con quello rilevato appena un anno fa: nei mesi di marzo-aprile 2019, il numero delle vittime si attestava infatti a 14, e il fenomeno dei suicidi registrava la prima vera battuta d’arresto dopo anni di costante crescita».
Allerta tentati suicidi. A questi numeri, di per sé già significativi, vanno poi aggiunti anche quelli relativi ai tentati suicidi: 36 da inizio anno, 21 nelle sole settimane di lockdown. Proprio pochi giorni fa un 60enne di Baone in provincia di Padova è stato salvato dal suo tentativo di farla finita dovuto alla sospensione – causa Coronavirus – del lavoro appena iniziato e all’assenza di altre forme di reddito.
Imprenditori a rischio. Le vittime, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio, sono perlopiù imprenditori: 14, sul totale dei 25 casi registrati nel periodo del blocco. Un numero importante che sottolinea, ancora una volta, e oggi con maggiore forza, la necessità di intervenire con misure e interventi a sostegno del tessuto imprenditoriale. «Pochi mesi fa – conclude Nicola Ferrigni – il nostro Osservatorio rimarcava – in un contesto di fiducia dato dal generalizzato calo del numero dei suicidi, soprattutto tra disoccupati e precari – l’esigenza di un programma di politiche economiche più ampio e strutturato, capace di guardare in modo particolare alle imprese e agli imprenditori. Oggi più che mai questa esigenza diventa stringente, non solo per ricostruire il nostro Paese e per far ripartire l’economia, ma anche per prevenire quella che si sta delineando come una strage silenziosa, di cui le principali vittime sono gli imprenditori in difficoltà».
Il dato complessivo dal 2012. Gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” alzano così a 1.128 il totale dei suicidi legati a motivazioni economiche in Italia dal 2012 a oggi, e a 860 i tentati suicidi.
1086 I SUICIDI DAL 2012, ALLERTA MASSIMA PER GLI EFFETTI DEL CORONAVIRUS
(Roma, 03 aprile 2020). Dal 2012 sono in totale 1.086 in Italia i casi di suicidio per motivazioni economiche. A rilevarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, istituito all’interno di Link LAB, il Laboratorio di Ricerca sociale della Link Campus University, e che dal 2012 monitora e analizza il fenomeno dei suicidi legati alla crisi e alle difficoltà economiche nel nostro Paese.
L’Osservatorio, diretto dal sociologo Nicola Ferrigni, pubblica oggi i dati di 8 anni di studio e aggiornati a fine2019, un anno che ha visto una decisa battuta d’arresto del fenomeno rispetto all’anno precedente: 98 i casi a fronte dei 110 registrati nel 2018.
«Si tratta della prima vera e propria inversione di tendenza – dichiara Nicola Ferrigni, professore associato di Sociologia generale alla Link Campus University – da quando l’Osservatorio ha avviato il proprio monitoraggio nel 2012 in assenza di ulteriori fonti documentali sul fenomeno, dopo la cessazione della rilevazione da parte dell’Istat. Nel 2019, per la prima volta dopo 8 anni, i casi di suicidio legati a motivazioni economiche sfondano, in un percorso all’indietro, la simbolica soglia “100”, regolarmente superata nel corso degli anni fino al picco dei 201 suicidi del 2014».
A fronte di un calo così importante, che ha interessato in modo particolare la categoria dei disoccupati, si rileva però un aumento vertiginoso del numero di suicidi tra gli imprenditori, che nel 2019 rappresentano circa il 60% del totale dei casi registrati nell’intero anno.
«Una crescita significativa e preoccupante, quella degli imprenditori suicidi – prosegue Nicola Ferrigni –, che sembra riportarci indietro nel tempo. In questi anni il nostro Osservatorio ha infatti messo in luce una trasformazione del fenomeno verso una progressiva omogeneizzazione, tanto a livello territoriale quanto tra le diverse categorie sociali; al Nord come al Sud, dunque, e imprenditori così come disoccupati. Gli ultimi dati ci restituiscono invece un quadro totalmente diverso e che, in qualche modo, ci riporta al lontano 2012 quando la crisi aveva stretto nella sua morsa molte aziende, soprattutto piccole e medie, facendo registrare un numero elevato di suicidi, principalmente tra gli imprenditori».
Cresce dunque la percentuale degli imprenditori suicidi mentre, di contro, si abbassa quella relativa a disoccupati e dipendenti: nel 2019 si attestano infatti al 31,6% i senza lavoro che si sono tolti la vita, con un decremento percentuale del 5% circa rispetto all’anno precedente e addirittura pari al 17% rispetto al 2014. Allo stesso modo, scende significativamente il numero dei suicidi tra i lavoratori dipendenti: 6,2% nel 2019, con una contrazione del 7,4% rispetto al 2018 e dell’8,6% rispetto al 2015.
«Il significativo decremento registrato tra quelle categorie che soffrono forse più di altre le conseguenze dell’instabilità lavorativa ed economica, come disoccupati e lavoratori precari e sottopagati, – prosegue Ferrigni, il direttore dell’Osservatorio – ci consente di fare delle prime considerazioni sull’efficaciadi alcune politiche pubbliche di sostegno al reddito, in primis il Reddito di Cittadinanza, attuate dal Governo nei primi mesi del 2019, e che possono aver contribuito sensibilmente al contenimento del fenomeno». Certo, la strada è ancora in salita, soprattutto alla luce delle nuove sfide economiche e sociali poste dall’emergenza sanitaria che vive in queste settimane il nostro Paese e che – conclude Ferrigni – «rimettono al centro dell’attenzione l’esigenza di un programma di politiche economiche e di welfare molto più ampio e strutturato e che contempli le diverse categorie sociali: disoccupati, precari, famiglie, ma anche e soprattutto imprenditori, i quali saranno i principali protagonisti nel processo di ricostruzione e rilancio dell’Italia una volta fuori dall’emergenza Coronavirus».
L’analisi complessiva dei dati relativi al periodo 2012-2019 conferma dunque gli imprenditori come la categoria più colpita con il 43,1% del totale dei casi; a seguire, i disoccupati con il 39,3% e i dipendenti che, nell’arco di 8 anni, raccolgono l’11,3% degli episodi. Più circoscritta la percentuale di pensionati – pari al 3,2% – che in questi anni hanno visto nel gesto estremo l’unica via di uscita all’impossibilità di affrontare le spese quotidiane.
Per ciò che riguarda la distribuzione geografica, l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio riconduce il fenomeno per lo più alle regioni del nord Italia, che complessivamente raccolgono il 43,4% dei suicidi in 8 anni: nel dettaglio, il 23,9% nel Nord-est, con in testa la regione Veneto con il 15,4% del totale dei casi (e la provincia di Padova tra le più colpite), e il 19,5% nel Nord-ovest, che fa invece registrare un numero elevato soprattutto nella regione Lombardia (8,6%). Si attestano invece al 24,6% i suicidi nelle regioni del Sud con la Campania la regione più colpita (13,8%) e al 21,4% le regioni del centro Italia, con in testa il Lazio (7,1%). In coda le Isole con il 10,4% dei suicidi, soprattutto in Sicilia (7,8%).
Dall’analisi complessiva, infine, emerge come dal 2012 al 2019 la fascia d’età più esposta risulta quella dei 45-54enni, con un’incidenza pari al 34%, nonostante continui a preoccupare la progressiva crescita del numero di suicidi tra i più giovani: complessivamente infatti rappresentano il 20% del totale i suicidi tra i 35-44enni e il 10% circa quelli tra gli under 34 (di questi il 7,3% tra i 25-34enni e l’1,7% tra i minori di 25 anni).
L'INCHIESTA "ASTA LA VISTA" DELLA PROCURA DI LAMEZIA TERME
LA CONFERENZA STAMPA
Giovedì 4 luglio il direttore dell’Osservatorio Suicidi per Motivazioni Economiche Nicola Ferrigni, è intervenuto alla Conferenza Stampa, che si è svolta nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, promossa dal Comitato “Diritto e Rovescio” presieduto da Fiorella de Septis, a seguito dell’inchiesta “Asta la Vista” avviata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme lo scorso 6 aprile. Alla conferenza hanno preso parte Giuseppe d’Ippolito, Deputato Movimento 5 Stelle, Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, l’Avv. Domenico Monteleone, il Prof. Nicola Ferrigni, Sociologo, Direttore Osservatorio Suicidi per motivazioni economiche della Link Campus University.
L’operazione “Asta la Vista” ha visto coinvolte più di 86 persone per un centinaio di capi di imputazione, portando all’arresto di diversi soggetti (professionisti, funzionari del tribunale, faccendieri) facenti parte di un sistema a delinquere. L’indagine si è incentrata su alcune anomalie relative a numerose vendite giudiziarie nell’ordine di circa 30 aste pubbliche, che si sono tenute nel corso dell’anno 2018 presso il Tribunale di Lamezia Terme tramite l’associazione notarile ubicata all’interno dello stesso palazzo di giustizia, nell’ambito delle quali sono state rilevate turbative finalizzate a dirottare l’esito finale verso l’obiettivo prefissato dagli indagati.
Durante la conferenza stampa sono stati presentati i casi che hanno visto protagonisti imprenditori di tutta Italia. Alla Conferenza Stampa, infatti, hanno preso parte parte l’Ing. Pasquale Materazzo già sindaco di Lamezia Terme dal Tribunale di Lamezia Terme, l’Avv. Anna Maria Caramia dal Tribunale di Taranto, l’imprenditrice Vanessa Mandara dal Tribunale di Latina, l’Avv. Tiziana Teodosi dal Tribunale di Salerno.
L’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, istituito nel 2012 all’interno del Link LAB, il Laboratorio di Ricerca Sociale dalla Link Campus University, costituisce da molti anni l’unica fonte accreditata di dati sul fenomeno dei suicidi e dei tentati suicidi causati da difficoltà di carattere economico per Istituzioni, mezzi di informazione, associazioni di categoria, comunità scientifica e opinione pubblica.
In occasione della Conferenza Stampa tenutasi alla Camera dei Deputati, il prof. Nicola Ferrigni ha illustrato i dati dei suicidi (998) e dei tentati suicidi verificatisi a partire dal 2012. Se dal 2012 a oggi, infatti, la categoria degli imprenditori interessa il 41,8% del totale dei suicidi per motivazioni economiche, il 40,1% ha avuto per protagonisti i disoccupati, mentre ben il 11,9% circa dei suicidi ha riguardato lavoratori o collaboratori di aziende, questi ultimi in significativa crescita rispetto all’3,0% rilevato a fine 2018.
Per ciò che riguarda la distribuzione geografica del fenomeno si conferma una progressiva uniformità tra le diverse aree, nonostante il Nord-Est risulti ancora in cima alla lista: dal 2012 a oggi rappresentano infatti il 24,5% i suicidi nell’Italia Nord orientale, a fronte del 24,1% registrato al Sud, del 19,6% del Nord-Ovest e del 10,3% delle Isole.
L’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” pubblica i dati di 7 anni di attività e indagine sociologica sul fenomeno e che sono stati presentati lo scorso 29 gennaio nell’ambito di un eventoche ha dato avvio ai lavori della Task Force promossa dall’Osservatorio.
Di seguito i principali servizi giornalistici dedicati ai dati dell’Osservatorio, diffusi e pubblicati da quotidiani cartacei e online («la Repubblica», «Corriere della Sera», «La Stampa», «Il Mattino», ecc.), agenzie stampa (Agi e Ansa) e siti web (Huffington Post, Il Blog delle Stelle, Salerno Today, ecc.).
(Roma, 28 gennaio 2019). Dal 2012 sono in totale 988 in Italia i casi di suicidio per motivazioni economiche, mentre sale a 717 il numero dei tentati suicidi. A rilevarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University che pubblica i dati di 7 anni di attività e indagine sociologica sul fenomeno. I dati saranno presentati dal direttore dell’Osservatorio, prof. Nicola Ferrigni, martedì 29 gennaio nell’ambito di un evento che darà ufficialmente avvio alla Task Force promossa dall’Osservatorio cui partecipano enti, organismi e associazioni impegnati sul territorio nella prevenzione e nel contrasto di quella che è diventata un’emergenza sociale. Al dibattito mattutino, che sarà aperto dal prof. Vincenzo Scotti, Presidente della Link Campus University, e moderato dalla prof.ssa Marica Spalletta, docente di Media e Politica della Link Campus University, parteciperanno l’on. Francesco Silvestri, Vicepresidente vicario del Gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, il prof. Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta Nazionale Antiusura, il regista Fabrizio Cattani, autore del lungometraggio “Cronaca di una passione”, la dott.ssa Ivana Vitrano, psicologa dirigente ASP Palermo, referente del Presidente Consiglio Nazionale Ordine Psicologi.
Nato nel 2012, l’Osservatorio sin dalla sua istituzione ha contribuito a mettere sotto i riflettori un tema spesso “dimenticato” ma che – come i dati confermano – appare drammaticamente diffuso e caratterizzato da significative ripercussioni sociali. Un progetto, quello dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” che, come dichiara il suo direttore, il prof. Nicola Ferrigni, docente di Sociologia generale e politica della Link Campus University, «nasceva sì dall’esigenza di definire le dimensioni di un fenomeno fortemente influenzato dall’allora crisi economica, ma anche dalla necessità di andare oltre la freddezza dei numeri individuando quei fattori economico-sociali che incidono su una scelta così drastica, come appunto quella di togliersi la vita».
Alla luce di tali considerazioni nel 2018 l’Osservatorio si è fatto promotore di una Task Force che riunisce i rappresentanti di enti e associazioni di diverse regioni italiane che a vario titolo in questi anni sono stati impegnati sul territorio in attività di sensibilizzazione, supporto e prevenzione. «L’esigenza di trovare delle risposte a quella che i nostri dati dicono essere un’urgenza nel nostro Paese che conta in sette anni quasi 1.000 vittime – continua il prof. Ferrigni – ci ha suggerito di promuovere un tavolo tecnico coinvolgendo attori istituzionali e della società civile che si occupano di questa emergenza sociale. L’obiettivo è quello di mettere a fattor comune le diverse esperienze e individuare insieme azioni, idee, proposte funzionali da un lato alla progettazione e promozione di politiche e interventi legislativi, dall’altro alla condivisione di percorsi formativi e di reinserimento familiare, sociale e professionale dei soggetti più esposti».
L’analisi complessiva dei dati relativi al periodo 2012-2018 conferma ancora una volta quanto tale emergenza abbia, nel corso degli anni, cambiato forma assumendo – se possibile – contorni ancora più tragici, in termini di una sua progressiva diffusione anche tra quelle fasce della popolazione inizialmente poco coinvolte. Se all’inizio del monitoraggio infatti a essere particolarmente colpita era la categoria degli imprenditori, oggi i dati mostrano come l’incidenza sia cresciuta soprattutto tra i disoccupati: dal 2012 a oggi rappresentano infatti il 41,8% gli imprenditori suicidi e il 40,1% quei disoccupati che, a causa della perdita del lavoro o dell’incapacità di reinserirsi nel mercato, hanno scelto di togliersi la vita. A questi si aggiunge quel 12% circa di coloro che un lavoro l’avevano ma, schiacciati dal peso dell’instabilità lavorativa ed economica, hanno visto nel gesto estremo l’unica via di uscita. Proprio l’incremento dei suicidi tra i disoccupati che, ricordiamo, nel 2012 erano pari al 31,5% a fronte del 55,1% registrato tra gli imprenditori, pone l’accento su un «problema occupazionale che – sostiene il prof. Ferrigni – rappresenta un’emergenza non più procrastinabile e che richiede una decisa riforma del welfare state: ben vengano dunque interventi legislativi come il reddito di cittadinanza che se da un lato si configura come una misura di sostegno al reddito, dall’altra si propone di rimettere in moto il mercato del lavoro anche attraverso una riforma strutturale e motivazionale dei centri per l’impiego. Una iniezione di fiducia cui ora deve accompagnarsi una ottimizzazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro».
Per ciò che riguarda la distribuzione geografica del fenomeno, l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio rileva una sua decisa crescita nelle regioni meridionali soprattutto nell’ultimo anno: i suicidi al Sud passano infatti dal 14,6% del 2012 al 31,8% del 2018. Ciononostante, se si guarda al dato complessivo di questi 7 anni, è ancora il Nord-Est a occupare la cima di questa triste classifica raccogliendo il 24,5% dei suicidi legati a motivazioni economiche, seguito a brevissima distanza proprio dal Sud con il 24,1% degli episodi. Il 21,3% dei casi si registra ancora nelle regioni centrali, il 19,6% nel Nord-Ovest, il 10,3% nelle Isole. Tra le regioni più interessate dal 2012, il Veneto (15,8%) con le province di Padova, Venezia e Treviso, e la Campania (13,5%), che proprio nel 2018 fa registrare la percentuale più elevata da quando l’Osservatorio ha avviato il monitoraggio (21,8% nel 2018 contro il 12,4% del 2012), con in testa le province di Napoli e Salerno.
Dall’analisi complessiva, infine, emerge come dal 2012 al 2018 la fascia d’età più esposta risulti quella dei 45-54enni, con un’incidenza pari al 34,1%, nonostante continui a preoccupare la progressiva crescita del numero di suicidi tra i più giovani: complessivamente infatti rappresentano il 20% del totale i suicidi tra i 35-44enni e il 10% circa quelli tra gli under 34 (di questi il 7,6% tra i 25-34enni e l’1,9% tra i minori di 25 anni).
L’appuntamento per l’avvio delle attività della Task Force dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” è fissato per il 29 gennaio 2019 alle ore 11:00 presso la Link Campus University. Tra le realtà che hanno aderito: Ass. “La Stanza delle Idee” (Veneto), Ass. “Prodeitalia”, A.E.C.I. (Associazione Europea Consumatori Indipendenti), Movimento Difesa del Cittadino, Associazione Articolo 47 – Liberi dal debito (Puglia), Consiglio Nazionale Ordine Degli Psicologi, Caritas Diocesi Bolzano-Bressanone, Telefono Giallo A.F.I.Pre.S. Marco Saura (Sicilia), Esdebitami S.r.l. Società Benefit (Lazio), Mandico & Partners – Centro tutele famiglie e imprese sovra indebitate (Campania), Telefono Amico Italia, Telefono Arancione, Angeli della Finanza – Volontari al servizio dei cittadini e delle imprese, Fondazione Vittime del Fisco.
PRESENTAZIONE DEI DATI DI 7 ANNI DI ANALISI E AVVIO UFFICIALE DELLA TASK FORCE
ROMA, 29 GENNAIO 2018
Martedì 29 gennaio alle ore 11.00 l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto dal prof. Nicola Ferrigni, presenterà i risultati di 7 anni di attività e indagine sociologica sul fenomeno dei suicidi legati a difficoltà e problematiche economiche. Nell’ambito dell’evento saranno ufficialmente avviate le attività della Task Force promossa dall’Osservatorio e cui partecipano enti, organismi e associazioni sul territorio nella prevenzione e nel contrasto di quella che è diventata un’emergenza sociale.
Al dibattito, moderato dalla prof.ssa Marica Spalletta, docente di Media e Politica della Link Campus University, parteciperanno l’on. Francesco Silvestri, Vicepresidente vicario del Gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, il prof. Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta Nazionale Antiusura, il regista Fabrizio Cattani, autore del lungometraggio “Cronaca di una passione”, la dott.ssa Ivana Vitrano, psicologa dirigente ASP Palermo, referente Presidente Consiglio Nazionale Ordine Psicologi.
L’Osservatorio, nato nel 2012 all’interno di Link LAB, il Laboratorio di ricerca sociale della Link Campus University, rappresenta oggi l’unica fonte accreditata di dati sul fenomeno per Istituzioni, associazioni di categoria, opinione pubblica, e mezzi di informazione sui quali le ricerche dell’Osservatorio hanno ricevuto nel corso degli anni ampia eco, contribuendo a mantenere vivo il dibattito su un tema molto spesso “dimenticato”.
Nel 2018 l’Osservatorio si è fatto promotore di una Task Force, le cui attività saranno avviate nel corso dell’evento, che riunisce i rappresentanti di enti e associazioni di diverse regioni italiane che a vario titolo sono impegnati sul territorio in attività di sensibilizzazione, supporto e prevenzione.
LO ANNUNCIA NICOLA FERRIGNI SULLE PAGINE DE «LA VERITÀ»
Dopo la pubblicazione, la scorsa settimana, di un articolo di Aldo Forbice, sul quotidiano «La Verità» si torna a parlare di suicidi per motivazioni economiche con un articolo scritto da Nicola Ferrigni, direttore dell’omonimo Osservatorio istituito nel 2012 presso la Link Campus University, con cui si annuncia l’avvio di una task force.
«Il fenomeno dei suicidi per motivazioni economiche – scrive il direttore dell’Osservatorio – avendo forti ripercussionisociali, esige una assunzionedi responsabilità anche da parte delle Istituzioni culturali, a cominciare proprio dal mondo accademico. È per questo che con il mio Osservatorio ho deciso di raccogliere attorno a un tavolo tutte quelle organizzazioni dicategoria, enti e associazioni che in questi anni si sono rivolte a me per acquisire quella conoscenza del fenomeno funzionale nelle loro quotidiane attività di supporto a imprenditori, disoccupati, precari e pensionati in difficoltà, e alle rispettive famiglie. Una task force, convocata per il 29 gennaio 2019, finalizzata a individuare insieme azioni, idee, proposte funzionali alla progettazione e promozione di politiche e interventilegislativi, e nel contempo alla ideazione e condivisione di percorsi di reinserimento familiare, sociale, professionale dei soggetti più esposti anche attraverso la formalizzazione di una partnership con i Centri per l’impiego e le agenzie interinali».
Nel suo articolo, Ferrigni prova altresì a “mettere ordine” nella selva, spesso confusa, di numeri relativi al fenomeno, precisando come i suicidi per motivazioni economiche registrati dall’Osservatorio dall’inizio del 2012 fino al 30 giugno 2018 siano complessivamente 937, cui si aggiungono 661 tentati suicidi. «Dunque – rimarca il direttore dell’Osservatorio – nel complesso 1.600 circa situazioni di estremo disagio economico e sociale».
Ferrigni si sofferma altresì sui fattori, economici e sociali, che possono incidere sulla decisione di una persona di togliersi la vita, sottolineando a tal proposito come “motivazioni fattuali” (perdita del lavoro, incapacità di assolvere ai propri debiti, ecc.) tendano spesso a coesistere con “motivazioni emozionali” (in cima alla cui lista svetta la percezione del suicidio come strumento per recuperare la dignità perduta).
Di qui dunque l’esigenza di una risposta anche legislativa, perché l’allarme sociale di cui i suicidi per motivazioni economiche è «tanto più grave e sentito poiché esso si intreccia con i temi del lavoro e delle scelte di politica economica e di welfare».
Nei primi 6 mesi del 2018 l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” ha proseguito il proprio monitoraggio da cui emerge un numero di vittime pari a 59, in aumento rispetto alle 47 registrate nella prima metà del 2017. Sale così complessivamente a 937 il numero di suicidi registrati in Italia dal 2012 a oggi.
Di seguito i principali servizi giornalistici che commentano i dati dell’Osservatorio, diffusi e pubblicati da quotidiani cartacei e online («Corriere della Sera», «La Verità», «Il Giornale», ecc.), agenzie di stampa online (Askanews), e siti web (Scenari Economici, Il sussidiario, Zazoom, Campania web, ecc.).
Dal 2012 sono in totale 937 in Italia i casi di suicidi per motivazioni economiche registrati dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University, mentre sale a 661 il numero dei tentati suicidi. Nei primi 6 mesi del 2018 l’Osservatorio ha proseguito il proprio monitoraggio semestrale, da cui emerge un numero di vittime pari a 59, in aumento rispetto alle 47 registrate nella prima metà dello scorso anno, mentre sono 53 i tentati suicidi.
Un’ulteriore conferma di una vera emergenza sociale dinanzi alla quale l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” ritiene di dover andare oltre la sua tradizionale attività di monitoraggio e analisi del fenomeno, facendosi promotore di un’iniziativa che possa raccogliere attorno allo stesso tavolo tutte quelle organizzazioni di categoria, enti e associazioni che in questi anni, attraverso sportelli di ascolto, numeri verdi o iniziative di promozione, sensibilizzazione e prevenzione, hanno supportato imprenditori, disoccupati, precari e pensionati in difficoltà, dando sostegno psicologico anche alle loro famiglie.
«In considerazione dell’incidenza così elevata del fenomeno, della sua capillarità territoriale nonché del suo colpire indistintamente imprenditori, disoccupati, pensionati, per non dire di quei lavoratori con stipendi al di sotto della soglia di povertà – dichiara il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio e docente di Sociologia Generale e Politica alla Link Campus University – entro la fine dell’anno l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” coinvolgerà in un tavolo tecnico tutti quegli attori istituzionali e della società civile a vario titolo attivi nel fornire sostegno a coloro che soffrono le conseguenze della crisi e delle difficoltà economiche. L’obiettivo è quello di creare una “rete” propedeutica all’avvio di una task force finalizzata a individuare insieme azioni, idee, proposte funzionali da una parte alla progettazione e promozione di politiche e interventi legislativi volti alla prevenzione e al contrasto dei suicidi per motivazioni economiche, dall’altra parte alla ideazione e condivisione di percorsi di reinserimento familiare, sociale, professionale dei soggetti più esposti anche attraverso la formalizzazione di una partnership con i Centri per l’impiego e le agenzie interinali».
L’analisi dei dati parziali sul primo semestre 2018 rileva come il fenomeno dei suicidi per motivazioni economiche sia profondamente mutato negli anni, interessando progressivamente fasce e categorie di popolazione che all’inizio apparivano scarsamente coinvolte. «All’inizio del nostro monitoraggio – prosegue il prof. Ferrigni – a essere particolarmente colpita era la categoria degli imprenditori che rappresentava circa il 50% del totale dei suicidi legati a motivazioni economiche. La tendenza che rileviamo oggi invece è quella di una maggiore esposizione di disoccupati ma anche di coloro che, pur possedendo un lavoro, soffrono la precarietà e l’instabilità, tanto quella lavorativa quanto quella economica. Senza dimenticare anche quei pensionati che vedono nel gesto estremo l’unica via d’uscita all’impossibilità di affrontare le spese quotidiane».
Se dal 2012 a oggi, infatti, la categoria degli imprenditori interessa il 40,7% del totale dei suicidi per motivazioni economiche, il 37,3% ha avuto per protagonisti i disoccupati, mentre ben il 20,3% circa dei suicidi ha riguardato lavoratori o collaboratori di aziende, questi ultimi in significativa crescita rispetto all’13,6% rilevato a fine 2017.
Per ciò che riguarda la distribuzione geografica del fenomeno si conferma una progressiva uniformità tra le diverse aree, nonostante il Nord-Est risulti ancora in cima alla lista: dal 2012 a oggi rappresentano infatti il 25,2% i suicidi nell’Italia Nord orientale, a fronte del 24% registrato al Sud, del 19,3% del Nord-Ovest e del 10,4% delle Isole. Nei primi sei mesi dell’anno però a preoccupare è la crescita prepotente fatta registrare dal Sud: sono già 22 i casi, contro i 14 del Nord-Est e i 10 del Centro. Tra le regioni più interessate dal 2012, il Veneto (16,4%) con le province di Padova, Venezia e Treviso, e la Campania (13%), con in testa le province di Napoli e Salerno. La maggiore concentrazione di imprenditori suicidi si osserva ancora una volta nel Nord-Est (30,8%), mentre la percentuale più elevata di disoccupati e di lavoratori dipendenti che hanno deciso di porre fine alla propria vita a causa di difficoltà economiche si registra maggiormente al Sud (rispettivamente il 28% e il 28,1%).
Dall’analisi complessiva, infine, emerge come dal 2012 al primo semestre del 2018 la fascia d’età più esposta risulti quella dei 45-54enni, con un’incidenza percentuale pari al 34,7%, nonostante risulti significativa e preoccupante anche la percentuale dei suicidi tra i più giovani: complessivamente infatti rappresentano il 20% del totale i suicidi tra i 35-44enni e il 9,5% quelli tra gli under 34 (di questi il 7,6% tra i 25-34enni e l’1,9% tra i minori di 25 anni).
Se ci si sposta sul fronte dei tentati suicidi, si osserva come il fenomeno continui ad interessare prevalentemente i disoccupati in oltre la metà dei casi: dal 2012 a giugno del 2018 sono complessivamente il 54,3% i senza lavoro che hanno tentato di togliersi la vita, mentre sono stati il 18,9% gli imprenditori e il 14,4% i lavoratori dipendenti. Il Sud l’area più colpita (27,1%), con in testa la regione Campania che raccoglie il 14,1% dei complessivi 661 tentati suicidi registrati.