ANALISI COMPLESSIVA: 8 ANNI (2012-2019)

1086 I SUICIDI DAL 2012, ALLERTA MASSIMA PER GLI EFFETTI DEL CORONAVIRUS

(Roma, 03 aprile 2020). Dal 2012 sono in totale 1.086 in Italia i casi di suicidio per motivazioni economiche. A rilevarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, istituito all’interno di Link LAB, il Laboratorio di Ricerca sociale della Link Campus University, e che dal 2012 monitora e analizza il fenomeno dei suicidi legati alla crisi e alle difficoltà economiche nel nostro Paese.

L’Osservatorio, diretto dal sociologo Nicola Ferrigni, pubblica oggi i dati di 8 anni di studio e aggiornati a fine 2019, un anno che ha visto una decisa battuta d’arresto del fenomeno rispetto all’anno precedente: 98 i casi a fronte dei 110 registrati nel 2018.

«Si tratta della prima vera e propria inversione di tendenzadichiara Nicola Ferrigni, professore associato di Sociologia generale alla Link Campus University – da quando l’Osservatorio ha avviato il proprio monitoraggio nel 2012 in assenza di ulteriori fonti documentali sul fenomeno, dopo la cessazione della rilevazione da parte dell’Istat. Nel 2019, per la prima volta dopo 8 anni, i casi di suicidio legati a motivazioni economiche sfondano, in un percorso all’indietro, la simbolica soglia “100”, regolarmente superata nel corso degli anni fino al picco dei 201 suicidi del 2014».

A fronte di un calo così importante, che ha interessato in modo particolare la categoria dei disoccupati, si rileva però un aumento vertiginoso del numero di suicidi tra gli imprenditori, che nel 2019 rappresentano circa il 60% del totale dei casi registrati nell’intero anno.

«Una crescita significativa e preoccupante, quella degli imprenditori suicidi – prosegue Nicola Ferrigni –, che sembra riportarci indietro nel tempo. In questi anni il nostro Osservatorio ha infatti messo in luce una trasformazione del fenomeno verso una progressiva omogeneizzazione, tanto a livello territoriale quanto tra le diverse categorie sociali; al Nord come al Sud, dunque, e imprenditori così come disoccupati. Gli ultimi dati ci restituiscono invece un quadro totalmente diverso e che, in qualche modo, ci riporta al lontano 2012 quando la crisi aveva stretto nella sua morsa molte aziende, soprattutto piccole e medie, facendo registrare un numero elevato di suicidi, principalmente tra gli imprenditori».

Cresce dunque la percentuale degli imprenditori suicidi mentre, di contro, si abbassa quella relativa a disoccupati e dipendenti: nel 2019 si attestano infatti al 31,6% i senza lavoro che si sono tolti la vita, con un decremento percentuale del 5% circa rispetto all’anno precedente e addirittura pari al 17% rispetto al 2014. Allo stesso modo, scende significativamente il numero dei suicidi tra i lavoratori dipendenti: 6,2% nel 2019, con una contrazione del 7,4% rispetto al 2018 e dell’8,6% rispetto al 2015.

«Il significativo decremento registrato tra quelle categorie che soffrono forse più di altre le conseguenze dell’instabilità lavorativa ed economica, come disoccupati e lavoratori precari e sottopagati, – prosegue Ferrigni, il direttore dell’Osservatorio – ci consente di fare delle prime considerazioni sull’efficacia di alcune politiche pubbliche di sostegno al reddito, in primis il Reddito di Cittadinanza, attuate dal Governo nei primi mesi del 2019, e che possono aver contribuito sensibilmente al contenimento del fenomeno». Certo, la strada è ancora in salita, soprattutto alla luce delle nuove sfide economiche e sociali poste dall’emergenza sanitaria che vive in queste settimane il nostro Paese e che – conclude Ferrigni«rimettono al centro dell’attenzione l’esigenza di un programma di politiche economiche e di welfare molto più ampio e strutturato e che contempli le diverse categorie sociali: disoccupati, precari, famiglie, ma anche e soprattutto imprenditori, i quali saranno i principali protagonisti nel processo di ricostruzione e rilancio dell’Italia una volta fuori dall’emergenza Coronavirus».

L’analisi complessiva dei dati relativi al periodo 2012-2019 conferma dunque gli imprenditori come la categoria più colpita con il 43,1% del totale dei casi; a seguire, i disoccupati con il 39,3% e i dipendenti che, nell’arco di 8 anni, raccolgono l’11,3% degli episodi. Più circoscritta la percentuale di pensionati – pari al 3,2% – che in questi anni hanno visto nel gesto estremo l’unica via di uscita all’impossibilità di affrontare le spese quotidiane.

Per ciò che riguarda la distribuzione geografica, l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio riconduce il fenomeno per lo più alle regioni del nord Italia, che complessivamente raccolgono il 43,4% dei suicidi in 8 anni: nel dettaglio, il 23,9% nel Nord-est, con in testa la regione Veneto con il 15,4% del totale dei casi (e la provincia di Padova tra le più colpite), e il 19,5% nel Nord-ovest, che fa invece registrare un numero elevato soprattutto nella regione Lombardia (8,6%). Si attestano invece al 24,6% i suicidi nelle regioni del Sud con la Campania la regione più colpita (13,8%) e al 21,4% le regioni del centro Italia, con in testa il Lazio (7,1%). In coda le Isole con il 10,4% dei suicidi, soprattutto in Sicilia (7,8%).

Dall’analisi complessiva, infine, emerge come dal 2012 al 2019 la fascia d’età più esposta risulta quella dei 45-54enni, con un’incidenza pari al 34%, nonostante continui a preoccupare la progressiva crescita del numero di suicidi tra i più giovani: complessivamente infatti rappresentano il 20% del totale i suicidi tra i 35-44enni e il 10% circa quelli tra gli under 34 (di questi il 7,3% tra i 25-34enni e l’1,7% tra i minori di 25 anni).

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