SUICIDI PER MOTIVI ECONOMICI: DATI GENNAIO-SETTEMBRE 2012

NEI PRIMI 9 MESI DELL’ANNO QUASI 8 SUICIDI AL MESE

Secondo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University dall’inizio dell’anno sono 68 le persone che sull’orlo del fallimento e schiacciate dai debiti hanno deciso di togliersi la vita: quasi 8 i suicidi in media al mese. Sono invece 20 i tentativi di suicidio registrati tra i mesi di gennaio e settembre del 2012. Una lunga lista di imprenditori, artigiani e disoccupati che, oppressi da gravi difficoltà economiche e soprattutto dalla paura di perdere la propria dignità, reputano la rinuncia alla vita una scelta “obbligata”. L’analisi dei dati ha permesso di contare 66 uomini e 2 donne che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita, a conferma del grave disagio avvertito dalla popolazione maschile che vede venir meno la propria responsabilità morale e sociale nei confronti non solo della propria famiglia ma anche dei propri dipendenti e collaboratori.

Suicidi in calo rispetto al passato. Confrontando però quanto emerge dall’analisi effettuata dall’Osservatorio con gli ultimi dati disponibili sul fenomeno del suicidio in Italia pubblicati da Istat, si evidenzia un’inversione di tendenza: dopo il notevole incremento registrato tra gli anni 2007 e 2009, si assiste oggi ad un calo dei suicidi per ragioni economiche. I 68 suicidi per motivi economici individuati in Italia nei primi 9 mesi dell’anno 2012 sembrano confermare un andamento opposto a quello registrato fino a due anni fa.

«È possibile affermare – dichiara il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” – che, nonostante l’allerta sociale resti alta per un fenomeno così delicato e che rappresenta un dramma su cui richiamare costantemente l’attenzione delle Istituzioni, gli italiani sembrano reagire ad una indubbia fase di difficoltà e di profondi cambiamenti. Il significativo decremento dei suicidi per ragioni economiche registrato nel 2012 rispetto al 2009, in cui la crisi dei mercati cominciava solo timidamente ad affacciarsi – continua Ferrigni – segnala infatti un cambiamento di prospettiva degli italiani: la disperazione sembra lasciare lentamente il posto alla determinazione che ha da sempre caratterizzato il nostro Paese».

 

 

Maggio: 20 suicidi in un solo mese. Maggio è il mese con il più alto numero di suicidi: 20 sui 68 rilevati da gennaio a settembre del 2012; a seguire il mese di aprile con 13 suicidi, gennaio con 12 e marzo con 9.

L’età media. Le vittime di suicidio hanno un’età media di 52 anni. La fascia di età maggiormente interessata è quella che va dai 45 ai 54 anni con un’incidenza del 48,5%, seguita dalla fascia 55-64 anni (25%). I dati ancora una volta sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie un significativo numero di imprenditori e artigiani che maggiormente soffrono la variabilità del mercato. In tale fascia ritroviamo, inoltre, i cosiddetti esodati, ovvero i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro ma non ancora in possesso dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico e, in generale, tutti quei disoccupati per i quali il reinserimento lavorativo si rende difficoltoso non soltanto per la carenza di programmi ed incentivi a favore delle imprese ma anche a causa della difficile congiuntura economica.

Solo nel Nord-Est il 25% dei suicidi. L’area geografica maggiormente colpita dal fenomeno è il Nord con 24 suicidi, oltre il 35% dei suicidi censiti in Italia dall’inizio dell’anno; di questi 17 registrati nel solo Nord Est, ovvero il 25% del totale. In questa triste classifica seguono il Centro con il 32,4% degli episodi di suicidio, le Isole con il 19,1% e il Sud con il 13,2%. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, mette in evidenza il disperato primato del Veneto con 15 suicidi dall’inizio dell’anno, vale a dire il 22,1% dei suicidi che l’Italia conta da gennaio a settembre 2012.  A seguire la Campania con 9 suicidi registrati, la Sicilia con 8 vittime e la Puglia con 7.  Il Nord-Est conta anche il numero più elevato di tentativi di suicidio, ben 8 sui 20 registrati dall’inizio dell’anno in tutta Italia e di cui 5 solo nel Veneto.

«La crisi, che ha investito in modo particolare la piccola e media impresa, ha trafitto dunque la culla dello sviluppo industriale – conclude Nicola Ferrigni – che ora vede non solo morire numerose aziende e stabilimenti produttivi ma anche quegli uomini incapaci di reagire di fronte ad una difficile situazione economica che minaccia la forte vocazione al lavoro, lo slancio imprenditoriale e il rapporto fiduciario stabilito con la propria azienda, tutti elementi che caratterizzano tale popolazione e che hanno costruito la ricchezza di questa regione e dell’Italia intera».

Tra gli imprenditori il numero più alto dei suicidi, tra i disoccupati il numero più alto dei tentati suicidi. Il numero degli imprenditori e degli artigiani che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno è molto elevato. L’analisi ha permesso di individuare 39 suicidi, circa il 57,4% dei suicidi registrati da gennaio a settembre del 2012. Le vittime sono accomunate da un senso di vergogna per essere costretti a chiudere o veder fallire i sacrifici di una vita intera, ma anche dalla pressante responsabilità nei confronti dei propri collaboratori o dipendenti il cui posto di lavoro è stato messo in discussione a causa della difficile situazione economica. Seguono i disoccupati (29,4%), mentre molto esigua è la percentuale dei suicidi segnalati tra i lavoratori dipendenti (8,8%) e tra i pensionati (4,4%). Tra i tentati suicidi si registra, invece, un numero più elevato di disoccupati, nello specifico 11; a seguire 8 imprenditori e un solo lavoratore dipendente.

Maledetta crisi. Le gravi difficoltà economiche e finanziarie appaiono la motivazione prevalente tra quanti hanno deciso di togliersi la vita; il 45,6% dei suicidi dall’inizio dell’anno è stato determinato dalla incapacità delle vittime di fronteggiare la precaria situazione economica personale, della famiglia, della propria azienda o attività commerciale. La perdita del posto di lavoro, recente o di lunga data, rappresenta la seconda motivazione che ha spinto 19 persone al suicidio (27,9%); seguono ancora la difficoltà di saldare i debiti verso l’erario (16,2%) ed infine il ritardo dei pagamenti da parte dei committenti che hanno portato le aziende in una situazione di liquidità insufficiente per poter proseguire la propria attività (10,3%). La problematica situazione economica risulta la motivazione principale anche per i tentati suicidi; sono infatti 12 le persone che dall’inizio dell’anno hanno cercato di uccidersi perché oberate dai debiti o perché non sono riuscite a risollevare le sorti della propria azienda. Sono 7 i tentativi di suicidio registrati a causa della perdita del lavoro, mentre una sola persona ha cercato invece di togliersi la vita per i debiti accumulati verso l’erario.