Salgono a 878 i casi di suicidio legati a motivazioni economiche registrati in Italia nel periodo 2012-2016: a rivelarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”. Secondo il direttore dell’Osservatorio, Nicola Ferrigni, il fenomeno «sembra essere uscito da quella dimensione di “straordinarietà” legata al suo essere estrema ratio di fronte a una situazione di difficoltà, assumendo invece una allarmante dimensione di “ordinarietà”».
Di seguito i principali servizi giornalistici dedicati ai dati dell’Osservatorio, diffusi da quotidiani cartacei e online («Avvenire», «Libero Quotidiano», «Giornale di Sicilia», ecc.) e siti web (Yahoo Finanza, Scenari Economici, ecc.).
SALGONO A 878 I CASI: SEMPRE PIÙ ESPOSTE LE FASCE DEBOLI
In Italia dal 2012 al 2017 sono stati 878 i casi di suicidio legati a motivazioni economiche, mentre 608 sono stati i tentati suicidi. A rilevarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University che dal 2012 monitora e analizza il fenomeno dei suicidi legati alla crisi e alle difficoltà economiche nel nostro Paese. L’Osservatorio, diretto dal sociologo Nicola Ferrigni, pubblica oggi i dati aggiornati al 2° semestre 2017, che ha visto 56 vittime contro le 47 dei primi 6 mesi dell’anno, per un totale di 103 casi.
«I dati aggiornati al 2017 – commenta Nicola Ferrigni, docente di Sociologia generale e politica alla Link Campus University – evidenziano come siamo di fronte a un fenomeno che, da quando ha avuto inizio la crisi economica, sembra essere uscito da quella dimensione di “straordinarietà” legata al suo essere estrema ratio di fronte a una situazione di difficoltà, assumendo invece una allarmante dimensione di “ordinarietà”. Di qui dunque la necessità di una riforma strutturale del Welfare State in grado di ristabilire i diritti sociali. Ben vengano, dunque, interventi tangibili che sappiano conciliare il sostegno al reddito, una riforma strutturale del mercato del lavoro, che faciliti la spinta propulsiva delle imprese, e un rilancio complessivo della nostra economia. Di fronte alla evidente richiesta di aiuto che viene dalla società, è fondamentale l’impegno della politica nel rimettere al centro la dignità degli individui e la responsabilità dello Stato nel tutelare gli imprenditori e i lavoratori».
Dall’analisi complessiva dei 6 anni emerge come, nonostante la categoria professionale più colpita resti quella degli imprenditori, cresce prepotentemente il numero di vittime tra i disoccupati ma anche tra coloro che, pur possedendo un lavoro, faticano a trovare una stabilità e una serenitàeconomica, e in molti casi a far fronte alle comuni spese quotidiane. Se dal 2012 al 2017, infatti, gli imprenditori rappresentano il 42% del totale, il 40,5% sono disoccupati e l’11,6% lavoratori dipendenti. Questi ultimi, in modo particolare, crescono dal 7,9% del 2012 al 13,6% del 2017. Considerando i dati sulla disoccupazione nel sud Italia, non sorprende che il numero più elevato di vittime tra i disoccupati si rilevi proprio nelle regioni meridionali con il 27,5% dei suicidi, mentre al Nord, patria delle piccole e medie imprese, crescono i casi tra gli imprenditori con il 31,2%.
«In questi anni il fenomeno dei suicidi per motivazioni economiche – spiega Nicola Ferrigni – ha subìto una progressiva trasformazione: se nel 2012 esso interessava infatti gli imprenditori in oltre la metà dei casi, oggi colpisce le fasce più deboli della popolazione, come chi ha perso il lavoro o chi soffre l’instabilità lavorativa ed economica. A partire dal 2015, oltre il 60% dei suicidi ha per protagonisti lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati».
Seppur con le differenze evidenziate, l’analisi complessiva condotta dal 2012 al 2017 mostra come il fenomeno interessi tutte le diverse aree geografiche. Se il Nord-Est infatti conta il 25,2% del totale dei suicidi avvenuti dal 2012 al 2017, rappresentano il 23,2% i casi al Sud, il 21,2% al Centro, il 19,8% nel Nord-Ovest e il 10,4% nelle Isole. Ma nel 2017, il Sud e il Nord-Ovest, entrambi con il 24,3%, superano il Nord-Est (22,3%). In testa le regioni Veneto e Campania che nei 6 anni analizzati raccolgono rispettivamente il 16,4% e il 12,4% dei tragici episodi, in modo particolare con le province di Padova e Napoli, ma anche quelle di Venezia, Salerno e Treviso.
Dall’analisi emerge infine come la fascia d’età più esposta continui a essere quella che va dai 45 ai 54 anni, con un’incidenza percentuale pari al 34,6%. Seguono le fasce dei 55-64enni con il 24,5% degli episodi e quella dei 35-44enni con il 20,5%. A preoccupare in modo particolare è però la progressiva crescita dei casi tra i più giovani: complessivamente rappresentano circa il 10% le vittime al di sotto dei 35 anni dal 2012 al 2017; inoltre, se la fascia dei 25-34enni è passata dal 6,7% del 2012 al 10,7% del 2017, gli under 25 nel 2017 rappresentano il 4% circa del totale, quando nel 2012 non se ne contava alcun caso.
Nel 1° semestre 2017 sono già 47 le persone che si sono tolte la vita per ragioni riconducibili a difficoltà economiche, in calo rispetto alle 81 vittime registrate nella prima metà dello scorso anno, mentre resta stabile a 58 il numero dei tentati suicidi. Salgono così complessivamente a 822 i casi di suicidio per motivazioni economiche registrati dal 2012 a oggi e a 558 i tentati suicidi. A rilevarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” che prosegue il suo monitoraggio e pubblica il suo periodico aggiornamento.
Di seguito l’articolo pubblicato su «SalernoToday» dedicato ai dati diffusi dall’Osservatorio.
822 I CASI DAL 2012 AD OGGI, 47 NEI PRIMI SEI MESI DEL 2017
Nei primi sei mesi dell’anno sono già 47 le persone che si sono tolte la vita per ragioni riconducibili a difficoltà economiche, in calo rispetto alle 81 vittime registrate nella prima metà dello scorso anno. A rilevarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University e diretto dal prof. Nicola Ferrignidocente di Sociologia Generale e Politica.
«Anche nel 2017 – dichiara Ferrigni – prosegueil lavoro dell’Osservatorio che dal 2012 monitora quotidianamente e studia il fenomeno dei suicidi legati alla crisi e alle difficoltà economiche, e che oggi diffonde i dati relativi ai primi sei mesi dell’anno in vista della pubblicazione che avverrà nei primissimi mesi del 2018 dei dati relativi all’intero anno 2017. Sono 47 i casi registrati da gennaio a giugno, in calo dunque rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dello scorso anno, mentre resta stabile a 58 il numero dei tentati suicidi. Salgono così complessivamente a 822 i casi di suicidio per motivazioni economiche registrati dal 2012 a oggi e a 558 i tentati suicidi».
Dai dati parziali sul 1° semestre 2017 emerge una significativa incidenza del numero di vittime tra i più giovani: sono già 8, infatti, i casi registrati tra coloro che possiedono meno di 34 anni; tra questi, 7 delle vittime hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, mentre una ha meno di 25 anni. Dal 2012 ad oggi la fascia d’età maggiormente colpita resta a ogni modo quella dei 45-54enni, che raccoglie complessivamente circa il 35% del totale dei suicidi.
Nel 1° semestre del 2017 i suicidi per motivazioni economiche si registrano per lo più al Centro e al Sud, con in testa la Campania e le Marche. Dal 2012 il Nord-Est continua comunque a raccogliere il numero più elevato di suicidi: il 25,2% infatti del totale si registra nell’Italia nord-occidentale, e in particolare nella regione Veneto e nelle province di Padova e Venezia. A seguire il Sud, che dal 2012 a oggi registra il 23% degli episodi, con la Campania e la provincia di Napoli in testa. Il 21,5% dei suicidi si rileva invece nelle regioni del Centro Italia, il 19,3% nel Nord-Ovest e il 10,7% nelle Isole.
Il fenomeno, nella prima metà dell’anno, ha interessato prevalentemente i disoccupati, con 17 casi, mentre se ne registrano 16 tra gli imprenditori. Complessivamente il fenomeno continua però a coinvolgere in misura più rilevante gli imprenditori rispetto ai disoccupati: dal 2012 a oggi, infatti, rappresentano il 42,8% i titolari d’azienda che si sono tolti la vita per ragioni economiche; di questi, il 31,3% nel solo Nord-Est. Rappresentano invece il 40,1% del totale dei suicidi registrati da gennaio 2012 a giugno del 2017, i disoccupati, collocati prevalentemente al Sud (27,9%) e nel Centro Italia (22,7%), nonostante si assista a un loro progressivo incremento.
SEMPRE PIÙ IMPRENDITORI ESPOSTI AL RISCHIO SUICIDIO
SU “IL SOLE 24 ORE” I DATI DELL’OSSERVATORIO
Si torna nuovamente a parlare del tema dei suicidi per motivazioni economiche, che ormai da anni interessa in misura sempre più significativa la categoria degli imprenditori.
A farlo, in particolare, è il quotidiano economico «Il Sole 24 Ore» che, in un articolo di Aldo Bonomi dal titolo “Se l’imprenditore riparte con dignità dopo un fallimento”, cita gli ultimi dati sui suicidi per motivazioni economiche diffusi dall’Osservatorio diretto da Nicola Ferrigni, che si conferma come la principale fonte accreditata di dati sul fenomeno dei suicidi per motivazioni economiche per giornalisti, Istituzioni e opinione pubblica.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto dal prof. Nicola Ferrigni e che dal 2012 monitora il fenomeno e fornisce un aggiornamento periodico dei dati, nel quinquennio 2012-2016 in Italia, sono stati 775 i casi di suicidio legati a difficoltà economiche. I dati, come sottolinea il prof. Ferrigni, rivelano come il «problema occupazionale sia oggi un’emergenza non più rinviabile», giacché il fenomeno appare non più limitato ai soli imprenditori ma drammaticamente esteso anche a chi ha perso il lavoro.
Di seguito i principali servizi giornalistici sui dati divulgati dall’Osservatorio, diffusi e pubblicati da quotidiani cartacei e online («Il Fatto Quotidiano», «Il Sole 24 Ore», «Libero Quotidiano», ecc.).
I suicidi di Ferrara e Perugia, spie di un dramma infinito. In Italia, dal 2012 al 2016, sono stati 775 i casi di suicidio e 500 quelli tentati. Lo rileva l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University.
Dall’indagine – che riassume appunto i dati dell’ultimo quinquennio – emerge che la fascia d’età più esposta va dai 45 ai 54 anni, con un’incidenza pari al 34,8%. Il 24,9% riguarda invece la fascia d’età fra i 55 e i 64 anni e il 20,9% fra i 35 e i 44. Ma nel 2016 – aspetto allarmante – il 2% dei suicidi ha interessato perfino gli under 25, fascia d’età che, nel 2012, non contava alcun caso. Il Nord-Est, patria delle piccole e medie imprese, resta in testa alla classifica delle aree geografiche maggiormente colpite, con il 25,5% del totale. Il 23% sono invece i suicidi complessivamente registrati nel Sud, a fronte del 21,4% dell’Italia Centrale, del 19,2% del Nord-Ovest e del 10,7% delle Isole. Ma, nel 2016, il Sud con il 25,2% e il Centro con il 23,1%,hanno superato il Nord-Est (21,1%). I dati, sempre riferiti al quinquennio 2012-2016, parlano del Veneto come della regione con la percentuale più elevata di suicidi, pari al 17,3%. A seguire, la Campania, che conta il 12,6%. Ancora, la Lombardia con il 9,4%, la Sicilia con il 7,4%, il Lazio con il 6,5%, l’Emilia Romagna con il 6,1%, la Toscana con il 5,3% e le Marche con il 5,2%. In coda invece la Basilicata con lo 0,3%, la Valle d’Aosta con lo 0,2% e il Molise con lo 0,1%. Nel solo 2016, però, la Campania agguanta il triste primato, con il 12,9%. Scorporando ulteriormente il dato geografico dell’intero quinquennio, si rileva un numero più elevato di suicidi per motivazioni economiche soprattutto nelle province di Padova, Napoli e Venezia. A seguire, le province di Salerno, Treviso, Milano e Roma, e ancora quelle di Torino, Ancona e Avellino.
Quasi un caso su due riguarda gli imprenditori (43,4% del totale). Tuttavia, la percentuale, guardando ai singoli anni, è in calo: si va dal 55,1% del 2012 al 34,7% del 2016. Crescono invece i disoccupati: la percentuale complessiva è del 40,4% ma si va dal 31,5% del 2012 al 43,5% del 2016.
«Sono diverse – spiega Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio e docente di Sociologia Generale e Politica della Link Campus University – le motivazioni di suicidi legati a motivi economici. Si va dall’indebitamento, alla difficoltà di pagare il mutuo, alla mancata riscossione di crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, fino all’impossibilità di pagare gli stipendi dei lavoratori. Tutto questo però – continua Ferrigni – rivela come il problema occupazionale sia oggi un’emergenza non più rinviabile. Si tratta di un tema enorme, come dimostra il bilancio degli ultimi cinque anni che il nostro Osservatorio ha redatto. Il fenomeno, come si evidenzia, è territorialmente omogeneo e non è più limitato ai soli imprenditori, ma si è allargato drammaticamente anche a chi ha perso il lavoro e, ormai 50enne, non riesce più a trovarlo».
Per un’analisi più dettagliata, il dato relativo alla condizione professionale della vittima è stato ulteriormente scorporato utilizzando la variabile relativa all’area geografica. Dall’analisi complessiva dei dati relativi al quinquennio 2012-2016 emerge che il numero più elevato di imprenditori e titolari d’azienda suicidi si riscontra soprattutto nel Nord Italia, e in particolare nel Nord-Est, con il 31,8%, e nel Nord-Ovest che conta invece il 19,9% dei suicidi. A seguire il Sud e il Centro Italia (entrambi con il 19%), e infine le Isole (9,8%).
Nelle regioni meridionali, invece, prevale il numero di vittime tra i disoccupati: 27,8%, a fronte del 22,7% del Centro, del 19,5% del Nord-Est, del 18,5% del Nord-Ovest e dell’11,5% delle Isole. Il numero più elevato di lavoratori dipendenti messi in ginocchio dalle difficoltà economiche e che hanno deciso di togliersi la vita, si rileva invece, ancora una volta, al Sud con una percentuale pari al 25%. A seguire, il Nord-Est con il 23,9% dei suicidi, il Nord-Ovest e il Centro, entrambi con il 18,2%. Il 45% dei pensionati suicidi si registra, invece, al Nord, il 25% nel Nord-Ovest e il 20% nel Nord-Est, mentre il 40% si rileva al Centro.
La lettera del trentenne suicida: “Sono stufo di sopravvivere”. I genitori: “Il precariato lo ha ucciso”. Michele si è tolto la vita il 31 gennaio, deluso e stanco di una vita fatta di rifiuti e mediocrità. Il precariato ha ucciso ancora. Un trentenne di Udine, schiacciato dalla paura di un futuro incerto, da vivere “al minimo” e non “al massimo” come desiderava, si è tolto la vita lo scorso 31 gennaio, lasciando una lettera di addio e di scuse, che i genitori hanno deciso di pubblicare, portando di nuovo sotto i riflettori il dramma di tanti giovani che non trovano lavoro, un dramma confermato dai numeri sulla disoccupazione e da quelli sui suicidi legati a difficoltà economiche.
Se ne è parlato al TG4 nel corso del quale sono stati presentati gli ultimi dati dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto dal prof. Nicola Ferrigni: 760 i casi dal 2012 al 30 novembre 2016.
IL FILM “CRONACA DI UNA PASSIONE” DI FABRIZIO CATTANI
Il regista Fabrizio Cattani racconta in un lungometraggio la vita di Anna e Giovanni, una coppia di ristoratori travolti dalle difficoltà economiche e abbandonati dallo Stato. Su «Il Fatto Quotidiano», il giornalista Giuseppe Petrobelli dedica un articolo all’anteprima del film-denuncia, nel quale sono citati i dati dello studio dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni.
L’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” pubblica il nuovo aggiornamento dei dati sul fenomeno dei suicidi connessi a problematiche economiche: sono 81 i casi registrati nel 1° semestre 2016, con una crescita di quasi il 20% rispetto allo scorso anno. Sale quindi a 709 il numero complessivo dei suicidi dal 2012 a oggi.
Di seguito i principali servizi giornalistici dell’Osservatorio, diffusi e pubblicati da quotidiani cartacei e online («Il Secolo XIX», «Il Quotidiano del Sud», «La Città di Salerno», ecc.), agenzie stampa (Adn Kronos, Agi, Ansa, ecc.) e siti web (L’Indro, Yahoo Finanza, Quotidiano.net, ecc.).